Qualche giorno fà un servizio al telegiornale parlava di una bambina con ritardo che in tempo di pandemia e DAD era l'unica della sua classe ad essere in presenza; presente ma sola.

La sua presenza se da una parte (a mio avviso) è un fattore positivo, in quanto le garantisce di mantenere una sorta di normalità nella sua gestione della giornata, dall'altra ha aumentato il distacco con i suoi coetanei, in quanto manca la presenza fisica, se pur li vede dal monitor in classe che trasmette le ordinarie lezioni.

Il servizio si concentrava proprio su questo secondo aspetto e sulla solidarietà dimostrata dai compagni.

Il dramma del distacco durante questa pandemia accomuna tutti gli scolari, qualsiasi sia la loro età o condizione. L’isolamento dovuto alla pandemia sta diventando la nuova “malattia” dei giovani, causa di disagi e nuovi malesseri gravissimi. L’assenza di socialità, presenza e contatto stanno isolando sempre di più bambini e ragazzi, che non sono in grado razionalmente di convivere e gestire questa carenza nella fase più delicata e formativa della loro vita.

Di sicuro il sistema scolastico italiano va "aggiornato", non solo in termini di didattica ma di empatia. La considerazione di tutte quelle che sono le diverse sfaccettature e caratteristiche della popolazione scolastica viene ancora troppo spesso considerata solo come fattore statistico da gestire da manuale, però a mio avviso, per quanto comprenda la solitudine della piccola alunna "emarginata" in classe, sottolineerei piuttosto la “fortuna” (bada bene alle virgolette) di aver potuto mantenere quella routine che troppi ragazzi senza distinzioni, stanno subendo in questo periodo.

L’aiuto alla famiglia, la propria routine, il muoversi se pur in una città e scuola deserta, sono un fattore di agio quanto di disagio, ma un piccolo vantaggio di cui non tutti possono godere. Mi auguro solo che la sua insegnante di sostegno, con coraggio e determinazione abbia continuato con lei il lavoro che avrebbe svolto in tempo di "pace", per quanto tutto questo è così difficile.

I telegiornali sempre sull’onda della notizia e sensazionalismo continuano a lanciare servizi sulla popolazione scolastica, ma in nessuno di questi si parla del vero dolore e senso di abbandono che i nostri piccoli scolari stanno vivendo.

Io continuo a confidare nella chimica, nella scienza, nella primavera e nella buona volontà di tutti coloro che con bambini e ragazzi lavorano ogni giorno, perché siano in grado di ridare a loro la fiducia e il calore della vita sociale che gli è stata sottratta, magari con una lezione sul prato o sotto un albero. Ma finché non saranno le istituzioni a sostenere ufficialmente tali azioni, il sistema scolastico e la sua giovane e delicata fauna, continuerà a vivere di sporadiche e clandestine fantastiche iniziative.

Chiara Massotti