La Regina degli Scacchi (The Queen’s Gambit) in onda in questi giorni su Netflix è una miniserie basata su un romanzo del 1983 scritto da Walter Tevis che racconta la storia di Beth Harmon giovane geniale scacchista, interpretata dalla bravissima Anya Taylor-Joy.
La Regina degli Scacchi è diventata da subito una serie di successo con apprezzamenti sia dal mondo degli scacchi che dalla critica, grazie anche alla brillante sceneggiatura che l’ha resa affascinante e intrigante, grazie alla complessa psicologia della sua sensuale ed elegantissima protagonista.
Ma Beth Harmon esiste o è mai esistita?
Probabilmente no, la ragazza geniale ed accattivante è solo frutto della fantasia di Tevis ma sicuramente sono tanti gli elementi che indicano una forte somiglianza tra la storia di Beth e quella di Bobby Fischer, uno dei più grandi scacchisti di tutti i tempi.
Anche lui, come Beth, iniziò a giocare a scacchi fin da piccolo vincendo a 13 anni il Campionato degli Stati Uniti uscendo imbattuto dall’evento, successivamente a 18 anni diventa il più giovane Grande Maestro al mondo, un genio assoluto.
Il suo carattere eccentrico lo renderà famoso al mondo, iniziò a pretendere che gli abbinamenti venissero sorteggiati in pubblico, chiese la presenza del suo avvocato, durante i tornei, per evitare qualsiasi tipo di irregolarità.
Bobby Fischer, probabilmente Asperger, era una persona antipatica, esageratamente sincero, maniacale, paranoico e incapace di instaurare la benchè minima empatia verso il prossimo. Insofferente verso le sconfitte e le regole imposte.
Rimane memorabile l’incontro del 1972 a Reykjavik per il titolo di campione del mondo contro il russo Boris Spasskij in piena guerra fredda, una sfida non solo sportiva ma politica e culturale denominata da tutti la partita del secolo.
Fischer vince, diventando una celebrità assoluta, moltissime persone negli Stati Uniti iniziarono a giocare a scacchi. Il suo libro Bobby Fischer insegna gli scacchi, è ancora il libro di scacchi più venduto di sempre.
Successivamente alla vittoria del 1972 rinuncia alla difesa del titolo contro Karpov per causa di alcune condizioni imposte da Fischer e non accettate dalla Federazione Scacchista Mondiale. Qui scompare per decenni fino ad arrivare agli anni 90, dove dovrebbe giocare in Jugoslavia (all’epoca il Paese era sottoposto a embargo Onu) la rivincita contro Spasskij.
In una conferenza stampa concitata Fischer mostrò un documento inviato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti tramite il quale gli viene vietato di giocare in Jugoslavia per le sanzioni economiche vigenti, e in segno di disprezzo sputa sul foglio.
Le conseguenze del gesto sono drammatiche, Fischer viene incriminato e gli Stati Uniti emisero un mandato di cattura nei suoi confronti. Da quel momento Bobby Fischer, per evitare l’arresto, non tornerà più negli Stati Uniti. I suoi ultimi anni di vita lo videro tra Budapest ed il Giappone, e proprio all’aeroporto di Narita a Tokyo viene arrestato. Rilasciato dopo pochi mesi si ritira definitivamente in Islanda che gli concede la cittadinanza accogliendolo fino alla sua morte.