SA Alcuni ricercatori dell’Università di Seattle (USA) hanno studiato e messo a punto un programma di supporto alle terapie per l’Autismo basato sullo Yoga (Integrated Movement Therapy – IMT), arrivando alla conclusione che lo Yoga possa essere un valido aiuto per migliorare la socialità, la comunicazione e la concentrazione
Il metodo parte dal presupposto che nel cervello esistano specifiche aree responsabili di regolare tutte quelle funzioni che sono deficitarie nei soggetti autistici. In particolare nel lobo frontale hanno sede le funzioni di coscienza (come sappiamo ciò che stiamo facendo), la funzione di messa in atto di un’azione in risposta a stimoli provenienti dall’esterno, il controllo del linguaggio emotivo ed espressivo, l’assegnazione di significato alle parole, la memoria di abitudini ed attività motorie e le funzioni solitamente utilizzate per la risoluzione dei problemi.
Una disfunzione del lobo frontale comporta diversi problemi: incapacità di programmare una sequenza complessa di movimenti, mancanza di spontaneità nell’interazione con gli altri, mancanza di flessibilità del pensiero, persistenza di un’idea fissa.
I ricercatori di Seattle hanno quindi pensato di lavorare sulle funzioni deficitarie per migliorare l’insieme dei problemi che ne conseguono. L’IMT è un approccio che combina la conoscenza dei disturbi del linguaggio, del comportamento e dell’aspetto mentale e combina tutti questi elementi in una terapia basata sullo Yoga, e si fonda su 6 aspetti principali
Nei bambini con Autismo la necessità di routine e ripetizione è spesso presente, in misura patologica. Questa necessità viene interpretata e raccolta nelle lezioni di Yoga (particolarmente nelle lezioni di Ashtanga Yoga), in cui viene offerto un alto grado di struttura e ripetizione. In questo modo il bambino autistico si trova nelle migliori condizioni per poter esplorare in sicurezza i limiti delle proprie capacità.
Le regole di una lezione di Yoga, il confine fisico creato dal tappetino, la routine data dal fatto di doversi togliere le scarpe prima di cominciare e la creazione di una programmazione della lezione, sono tutti elementi che contribuiscono alla “monotonia” ed alla struttura, elementi che favoriscono la crescita di fiducia e competenza.
L’Autismo è spesso accompagnato da mancanza di coordinamento e mancanza di coscienza del proprio corpo. Nella terapia IMT si utilizzano asana specifiche e pratiche di pranayama per lavorare su questi aspetti deficitari, stimolando il sistema vestibolare (responsabile dell’equilibrio e della stabilità) e le capacità propriocettive (capacità di avere consapevolezza del proprio corpo nello spazio).
Le posizioni invertite sono particolarmente efficaci per stimolare il sistema vestibolare e la percezione di sè. Ugualmente efficaci sono le posizioni della Luna Crescente (Ardha Chandrasana) e il Triangolo (Trikonasana). Tutte queste posizioni hanno anche l’effetto di far crescere la fiducia in sé del bambino, aumentando la forza ed il coordinamento. Le posizioni invertite hanno l’ulteriore e benefico effetto di calmare il sistema nervoso.
Sono molto consigliate le sequenze come il Saluto al Sole (Surya Namaskara) per le caratteristiche di ripetizione e routine. Il pranayama può essere inserito nell’esecuzione delle asana o come pratica a sé, per controllare l’energia e favorire attenzione e concentrazione. E’ possibile insegnare il respiro ujayii, ed il respiro a narici alternate, che integra e riequilibra i due emisferi.
I bambini Autistici possono presentare difficoltà nelle relazioni con gli altri e nei giochi che prevedano di “fare finta di”. Gli sport competitivi e le attività fisiche che vanno oltre i limiti di comfort percepiti da questi bambini non fanno altro che peggiorare la situazione. L’osservazione condotta nel corso dello studio di Seattle ha confermato che aumentando la consapevolezza del proprio corpo è possibile migliorare anche gli aspetti sociali: i bambini si abituano a mantenere e rispettare gli spazi personali, viene favorita l’interazione con il gruppo (per esempio tramite il lavoro a coppie) e vengono sviluppati aspetti di comunicazione non verbale come il contatto visivo e l’espressione di emozioni attraverso la mimica facciale.
Nell’Autismo è possibile riscontrare difficoltà di linguaggio a diversi livelli. Su questo aspetto la pratica Yoga interviene favorendo l’arricchimento linguistico. I bambini imparano nuovi vocaboli attraverso i nomi delle posizioni, delle diverse parti del corpo, i nomi in Sanscrito. Anche il fatto di dover seguire le istruzioni fornite dall’insegnante contribuisce al miglioramento. Nei bambini con Autismo ad alto funzionamento è anche possibile introdurre dei momenti in cui il bimbo guida i compagni nell’esecuzione delle posizioni. Ogni lezione di yoga poi dà spazio a commenti, richieste e confronti sia con i compagni sia con l’insegnante ed il bambino viene spontaneamente incoraggiato a sviluppare il linguaggio verbale. Possono essere utilizzati anche dei materiali di supporto, come dei fogli plastificati che illustrano le posizioni e vengono abbinati al nome delle stesse.
Lo Yoga è un approccio ideale per insegnare delle tecniche di autorilassamento. In primo luogo, permette di creare uno spazio di calma e serenità, dove non trovano posto giocattoli, luci forti, sale d’attesa rumorose che possono iperstimolare il bambino autistico. Le adeguate tecniche di pranayama possono essere insegnate per il rilassamento. Concludendo ogni sessione di pratica con la posizione di shavasana, i bambini imparano a prendersi il proprio tempo e a rilassarsi, molto spesso chiedendo di poter fare shavasana anche prima dell’inizio delle lezioni, perché consapevoli di essere stanchi ed agitati, ma dimostrando anche di conoscere il modo per sentirsi meglio. I risultati migliori si ottengono utilizzando cuscini, coperte e musica rilassante.
Una volta apprese queste tecniche di rilassamento, i bambini sono spesso in grado di utilizzarle anche al di fuori della lezione di Yoga, ed in questo modo si sentono più fiduciosi ed aumentano la propria autostima.
Tutti i punti che abbiamo visto prima contribuiscono a migliorare la fiducia in se stessi ed il benessere generale. Ma è possibile andare oltre: ogni sessione di pratica si conclude dando l’opportunità ai bambini di elencare le proprie qualità migliori. Quando imparano a riconoscere e nominare le proprie aree di forza, sviluppano un forte senso di autostima che permane anche in situazioni critiche.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bangalore (India) ha condotto uno studio, seppur limitato nel numero di bambini osservati, per verificare in concreto se un approccio come quello sopra descritto possa produrre dei risultati quantificabili.
Lo studio è stato condotto su sei bambini di età fra 8 e 14 anni, che frequentano regolarmente la scuola e che hanno seguito le lezioni di Yoga per 5 ore alla settimana (un’ora al giorno) per 10 mesi per 2 anni, insieme ad altre terapie di supporto.
La sequenza proposta include posizioni di riscaldamento, di rafforzamento, di rilascio, di rilassamento e di canti di mantra, come descritto nella tabella seguente:
Nell’arco dell’osservazione durata due anni, sono stati osservati dei miglioramenti in diverse aree di difficoltà del bambino autistico, rappresentati nella tabella che segue:
La barra nera rappresenta la condizione di partenza, la barra bianca la condizione dopo un anno, e la barra grigia la condizione dopo due anni. I miglioramenti osservati riguardano questi aspetti comportamentali:
Autrice: Roberta Mambriani